In Spagna si tortura nel silenzio della stampa internazionale
La tortura come linguaggio del potere: cosa rivela davvero il caso Sorzabal.
Una delle cose che continua a sorprendermi, anche dopo anni, è la normalità con cui la tortura viene ancora praticata dallo Stato spagnolo. È vero: trent’anni fa la Spagna ha introdotto il reato di tortura nel proprio ordinamento. Ma la definizione presente nel Codice Penale è largamente insufficiente, e non conforme agli standard internazionali. E soprattutto, la pratica concreta dimostra che la tortura non è un ricordo del passato, ma una realtà presente.
C’è la questione legale, certo. La norma è vaga, non garantisce protezione effettiva, e lascia ampi spazi di impunità. Ma poi c’è la questione pratica, brutale. La Spagna continua ad applicare la detenzione incomunicada: un regime in cui una persona può essere arrestata, trattenuta fino a 72 ore senza sapere perché, senza contatti con l’esterno, senza garanzie. Anche i minori. Questo contesto favorisce abusi, intimidazioni, torture.
E poi ci sono le espulsioni collettive di migranti a Ceuta e Melilla, che violano il principio di valutazione individuale. Le gravi lacune nella protezione contro la violenza di genere. L’assenza di controlli efficaci sugli abusi della polizia.
Ma torniamo alla tortura.
Al maggio scorso, una sentenza ha fatto notizia — o meglio, avrebbe dovuto farla. Si tratta dell’assoluzione di Iratxe Sorzabal, ex militante d’ETA, accusata di un attentato esplosivo. Non una figura marginale: è stata una delle tre persone che, nel 2011, hanno letto il comunicato con cui l’ETA annunciava la fine della lotta armata.
Ebbene, quella stessa persona è stata torturata dallo Stato spagnolo. Umiliata. Percossa. Sottoposta a elettroshock. Costretta a confessare. Una confessione oggi dichiarata nulla.
Lo dice nero su bianco la sentenza appena pubblicata:
“Esiste un grado molto alto di concordanza tra le evidenze fisiche e psicologiche e le accuse di tortura.”
Non un’opinione. Non un sospetto.
Un fatto accertato da un tribunale spagnolo: lo Stato ha torturato Iratxe Sorzabal.
E non è avvenuto in uno scantinato clandestino. È successo in custodia ufficiale, con agenti dello Stato, dentro l’apparato legale e istituzionale del Paese.
E ora?
Niente.
Nessuna indagine. Nessuna dimissione. Nessun nome. Nessuna richiesta di scuse. Nemmeno un editoriale indignato su El País. Nemmeno un intervento in Parlamento.
In Italia, tutto questo passa sotto silenzio. Eppure continuiamo a rappresentarci la Spagna come un modello. Un paese dove "tutto funziona meglio che da noi". Un paese moderno, civile, progressista.
Eppure, la tortura in Spagna è una prassi sistemica.
Parliamo di uno Stato che ha creato il GAL, un gruppo paramilitare composto da agenti di polizia spagnola, che agivano illegalmente in Francia durante gli anni ’80, cercando, torturando e assassinando militanti di ETA e indipendentisti baschi. Parliamo di uno Stato che è stato condannato undici volte dalla Corte europea dei diritti umani per non aver indagato su accuse credibili di tortura. L’ultima condanna risale al 2021. Curiosamente, sei delle persone risarcite in casi precedenti sono state arrestate nell’operazione della polizia in Navarra. A guidarla? Fernando Grande-Marlaska, oggi Ministro degli Interni del governo socialista.
Lo Stato spagnolo non ha mai fatto i conti con la propria violenza. Né con il GAL. Né con i torturatori. Né con i giudici che hanno coperto gli abusi. La transizione dalla dittatura franchista alla democrazia è avvenuta senza scalfire le strutture repressive: stessi corpi, stesse logiche, stessa impunità.
Il caso Sorzabal non è un’anomalia.
È uno specchio.
Ci mostra un regime che ha bisogno del nemico interno per giustificarsi. E se ETA non esiste più, allora si passa ad altro: i catalani, i movimenti sociali, i dissidenti.
Non per giustizia.
Per vendetta.
Per controllo.
Nel frattempo, si tortura. Si criminalizza. Si condanna con prove estorte sotto sevizie. E poi si rimuove tutto. Si cancella. Si nega.
Ma la verità resta:
In Spagna si tortura. E nessuno ne parla.Ma è successo. E succederà ancora. Ignorare questa realtà non la cancella. La normalizza. E normalizzare la tortura significa legittimarla. Perché uno Stato che non condanna i suoi crimini è uno Stato pronto a ripeterli.
Notizie brevi di questa settimana
Misure anticorruzione dei socialisti. Pedro Sánchez ha annunciato 13 nuove misure interne al PSOE dopo lo scandalo Cerdán. Tra queste: controlli patrimoniali a sorpresa, obbligo di doppia firma, rafforzamento della commissione etica e un canale anonimo per denunce. L’obiettivo è prevenire abusi e ricostruire la fiducia interna. Le riforme saranno operative a partire da settembre.
Barcellona: la città col maggior numero di turisti al km². Secondo La Futura Barcellona è diventata la capitale mondiale del turismo densamente popolato: oltre 200.000 visitatori al km², superando qualsiasi altra città al mondo per densità turistica.
Record di energia rinnovabile in Spagna. Il 30 giugno, l’operatore della rete elettrica spagnola ha annunciato investimenti record per rafforzare la rete dopo il blackout del 28 aprile. Finora nel 2025 le rinnovabili hanno coperto il 59 % del fabbisogno elettrico, segnando un nuovo traguardo (56 % nel 2024)
Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo con chi pensi possa apprezzarlo!